martedì 17 agosto 2010

E' che non posso.

No, non ci riesco. Proprio non mi va giù di stare qui a morire di normalità, senza riuscire a vedere una nuvola come se fosse realmente una nuvola. Mi spiego?
Tutti coloro che vivono, vivono veramente, riescono a guardare il cielo e a dire che è un bel cielo, con frattaglie di nuvole qua e là, qualche raggio di sole che infastidisce l'iride dei loro occhi. Io, ad esempio, non riesco. Sono troppo normale per vedere una nuvola senza darle una reale vita, una forma, una storia; il cielo è sopra di me, mi costringe a soffocare se non alzo la testa per guardarlo solo un po', mi uccide ogni giorno distrarmi per guardare un ammasso di aria compressa, tanto sono abituata a farlo.
Loro che non lo sono, si dimenticano anche di essere sotto qualcosa, sono così speciali da vivere senza dipendere dal cielo.
Io davvero non riesco. E' che non posso soffermarmi a vivere una vita speciale, senza rendermi conto di cos'è stare sdraiati su un prato, con i fili d'erba tra le dita e il cielo che sovrasta ogni aspetto, sia negativo che positivo, della mia esistenza. Vorrei ci fosse un'eccezione, vorrei che la terra riscuotesse tanto amore in me quanto quel dipinto azzurro vivo che mi attira a sè.

Assaporarti violentemente

Ti vedo già, davanti a quel muretto ad aspirare quella mezza sigaretta, guardando distrattamente il fumo uscire libero tra le tue labbra; vedo anche me stessa, lì davanti ad osservarti straziata, ad assaporarti lentamente. I miei sensi hanno fame, hanno fame della tua disattenzione, dei tuoi gesti e della tua carne, specialmente della tua carne.
Non voglio tutto il tuo corpo solo per una volta, non voglio un assaggio di te, voglio assaporarti violentemente ogni volta che posso, ogni volta che sento l'astinenza di te; le mie lacrime salate saranno il condimento per le tue labbra, la mia bocca guarnirà la tua di passione ed il mio collo sarà il tuo dessert. E' una promessa. Mi concederò a te, come si concede un unico pasto giornaliero ad un carcerato affamato, sazierò ogni tua voglia, a patto che sia reciproco. Sono drogata del tuo sapore, dammelo subito, fammelo sentire per sempre, solo così saremo appagati e docili, pronti ad amarci.
Sarai per me il mio corpo preferito? Riuscirai ad accettare tutto questo? Ti prego, fallo. Oppure parlamene soltanto, non sarà mai abbastanza, ma dalle tue parole uscirà il ruggito di un animale affamato.

Collana

Vorrei mi regalassi una collana.
Sì, una collana, da portare sul petto ogni singolo giorno,
da sentire il freddo del metallo sulla pelle che giunge fino al cuore.
Una collana che mi faccia pensare a te, al tuo calore che sconfiggerebbe il freddo del metallo,
alle tue mani che me la legherebbero intorno al collo.
E' stupido dire che vorrei un regalo, un oggetto da te, ma in fondo
anche noi siamo oggetti che di conseguenza ne posseggono altri,
e il possedere un tuo oggetto mi farebbe tremare la voce ogni che volta
che dovrei dire che è un tuo regalo.
Vorrei mi regalassi una collana, un ciondolo da tenere legato a me come
se simboleggiasse un bacio, due labbra che legano altre due.
La collana sarebbe il simbolo di noi due, come se gli altri vedendola
pensassero subito a te e a me, come se la sola assenza sarebbe il peggio
del peggio.
Sai, la catenina sarebbe di tanti piccoli anellini uniti tra di loro, come se raccontassero
ognuno una storia, un ricordo; il ciondolo sarebbe un cuore bellissimo, la nostra anima racchiusa
tra due piccole pareti di ferro così che non scappi e rimanga dentro noi.Guardandola e sfiorandola, ci sentiremmo come intrappolati nel nostro mondo,
forgiati della lega più raffinata e indossolubile del mondo: l'amore.